Quando un italiano va in vacanza all’estero non è raro che si trovi davanti ad una pizzeria. Altrettanto non raro è che il turista italiano butti un occhio a quei tavoli e alla pizza che sfornano e che si faccia scappare un commento (spesso di disprezzo: “Mammamia, come fanno questi a mangia’ ‘sta pizza!”).

Noi italiani siamo stati educati ed abituati sin da piccoli a distinguere una buona pizza da una cattiva e a volte ci basta uno sguardo. Grazie a ciò, almeno in questo settore, il popolo italiano ha degli standard ben più elevati degli altri paesi.

Una pizza buona?

Questo post, a differenza degli altri (tre in croce), è in italiano perché è rivolto alle persone a me più vicine e care, sebbene siano lontane da dove vivo (scusate se i siti linkati sono in inglese, io o Google ve li possiamo tradurre). Data questa lontananza e l’impossibilità di incontrarci, ho pensato di mettere per iscritto due/tre concetti che probabilmente avrei comunque condiviso con voi nel caso ci fossimo visti sotto le feste, o sotto l’ombrellone.

Ho usato l’esempio del turista italiano e della pizzeria come metafora per darvi un’idea di come purtroppo ancora molte persone non sappiano che stanno “pagando e mangiando una pizza scadente e di bassa qualità”.

Penserete: OK, quindi per cosa sta questa metafora? Chi è che sta mangiando una pizza scadente e non se ne accorge?

Una pizza cattiva?

Negli ultimi anni, un po’ per lavoro, un po’ per curiosità, un po’ per necessità, mi sono avvicinato al mondo dell’economia, della finanza e degli investimenti. Mi immagino che già leggendo la parola “investimenti” qualcuno abbia pensato: “Oddio, che si è messo a fare Matteo? Non è che mi vuole vendere qualche fregatura? Io di ‘ste cose proprio non me ne intendo!”.

In ogni caso, penso che quanto segue sia alla portata di tutti, ma soprattutto che contenga informazioni che ritengo utili sia per voi stessi, che per la società di cui fate parte.

Nella metafora, la pizza scadente equivale ad avere dei soldi da parte che nell’arco di alcuni anni non fruttano praticamente nulla, pur sapendo ed avendo deciso che quei soldi non verranno toccati per diversi anni.

A questo punto, vi voglio dire una cosa che dovrebbe e potrebbe sorprendere qualcuno: la norma è aspettarsi (storicamente) un rendimento di circa un +8% annuo. Chiaro, ci sono anni positivi e anni negativi, ma nel lungo termine (basta qualche anno) il trend è chiaramente positivo. Il motivo? Perché ogni giorno ci alziamo, andiamo a lavorare, a studiare, a consumare, a produrre e a mandare avanti l’economia.

Dunque, nella metafora, chi è il poveretto che si mangia la pizza di qualità inferiore? Chi è il turista italiano?

La pizza scadente veniva mangiata (e purtroppo viene ancora mangiata) da persone a me care che, non avendo una minima idea di cosa doversi aspettare da una normale pizzeria, accettano delle pizze assurde. Io, da bravo protettore della buona pizza italiana, non sono riuscito a rimanere in silenzio ed ho fatto notare i problemi e certi standard.

Tradotto, queste persone si sono affidate alle loro banche “di fiducia” per investire i loro risparmi o eredità dicendo qualcosa del tipo: “Guarda, io ho questa somma che per i prossimi dieci/venti anni non userò, vedi tu che si può fare”, magari anche rispondendo a qualche domanda riguardo alla propensione al rischio.

Dopo qualche anno (o decennio), ritornando a parlare con i loro consulenti di fiducia, si sentono dire: “Eh, sai… la crisi, i tassi di interesse sono bassi, non c’è molto da fare. Qui abbiamo circa un +1% all’anno” e il cliente, non avendo idea di cosa ci si possa o debba aspettare da degli investimenti a lungo termine, pensa: “Va be’ oh, l’importante è che non perdo i soldi” (da leggere con accento anconetano).

Perché ciò avviene? Cosa c’è di sbagliato?

Ho avuto modo di parlare con il consulente finanziario (la pizzeria nella metafora) e vi posso riportare sia il loro punto di vista che il mio. Ciò avviene perché:

  1. il cliente non sa che, nel lungo termine, un investimento standard rende un 8% all’anno e si accontenta di un 1% (se volete, poi faremo due conti e capirete c’è una bella differenza),
  2. il cliente non ha tempo o voglia di stare dietro a queste cose,
  3. il consulente non vuole perdere il cliente o il lavoro
  4. il consulente non sa fare bene il suo lavoro

Per commentare brevemente ogni punto:

  1. leggendo questo post, il problema spero non sussista più: l’indice S&P 500 ha una media annua di circa +8% e se guadagnate nettamente di meno, qualcosa non va (dettagli in seguito)
  2. è forse triste dirlo, ma i vostri soldi, frutto del vostro lavoro o dei vostri genitori, vi permettono di avere una casa, di dare un futuro migliore ai vostri figli, di avere una qualità della vita migliore, di andare in pensione prima, quindi non credo che sia giusto ignorarli come se fossero delle piante finte in una mensola
  3. il consulente, temendo che appena ci sia un periodo negativo il cliente se ne vada, sceglie dei investimenti senza rendimento (tanto vale lasciare i soldi sul conto) o degli investimenti imposti dalla banca presso cui lavora
  4. in base alle mie esperienze, può capitare che non ci sia la giusta comunicazione o scambio di informazioni tra cliente e consulente.

In un’epoca in cui l’informazione è sempre alla portata di mano di tutti, non posso non far notare, almeno alle persone a me vicine, che è inaccettabile sentirsi dire: “Non si può fare meglio di un +1% all’anno”.

Quindi, state mangiando una buona pizza?

Se ne volete sapere un minimo di più, ho riassunto i concetti base (alcuni vi saranno già noti) che vi permettono di valutare una buona pizza da una fregatura in questo altro post.

[Aggiunta del 17 Gennaio 2021]

Negli ultimi anni, mi è gia capitato di sentir dire almeno una volta: “Per carità! Io non darò mai i miei soldi a quelle banche corrotte, a quelle multinazionali che sfruttano i poveri e rovinano il pianeta!”. Il mio commento a riguardo: avete tutto il diritto di pensarla così ed è comprensibile, ma sappiate che il vostro fondo pensione, nel caso ne abbiate uno, investe già i vostri contributi nelle stesse banche corrotte e multinazionali poco etiche. Allo stesso tempo, queste banche e queste multinazionali, nonostante da voi poco amate, investono comunque nel vostro paese (un esempio: comprando titoli di stato). Pensare di non far parte del “sistema” è, al giorno d’oggi, abbastanza un’illusione.